Tantissime sono le aziende che si sono attivate, quantomeno dall’inizio di Aprile (Sap, news del 07.04.2021), e sono già pronte a vaccinare i propri dipendenti, collaboratori e famigliari, solo in attesa del definitivo via libera delle regioni.
I tempi sono ovviamente cruciali, e il dispendio di energie profuso in tante aziende per organizzare prontamente le vaccinazioni rischia di rivelarsi inutile mammano che sempre più lavoratori riescono a vaccinarsi già attraverso i canali ordinari, prima che “in azienda”. Anche se dal punto di vista del risultato, certo, non fa differenza che un lavoratore sia riuscito a vaccinarsi in un modo piuttosto che in un altro, in una certa misura comprendiamo l’impazienza di chi, pronto, attende l’evolversi della situazione per poter iniziare. Il problema principale, che va riconosciuto essere comune ad altri paesi, crediamo risieda nella disponibilità e distribuzione del numero di dosi.
Al proposito possiamo confermare che è in corso, in collaborazione tra INAIL e Ministero del lavoro, una bozza di suddivisione delle aziende in tre classi, con relativa priorità negli accessi, sulla base del rischio di contagio codici ATECO che verrà discussa il 21 Maggio prossimo e che prevederebbe: CLASSE 1: industrie alimentari; pelli e similari; stampa e produzione di supporti registrati; reti fognarie; trasporto terrestre e trasporto mediante condotte; trasporto aereo e marittimo; servizi postali; servizi di vigilanza e investigativi; attività cinematografica; attività artistiche, sportive e di intrattenimento; lotterie, scommesse e sale da gioco; CLASSE 2 coltivazioni agricole; pesca; estrazione petrolio; industria delle bevande; industria tessile; costruzione degli edifici; raccolta, trattamento e fornitura di acqua; commercio all’ingrosso; attività editoriale; Telecomunicazioni, attività di servizi finanziari escluse le assicurazioni; altre attività professionali; attività di noleggio e leasing; biblioteche, archivi e musei; attività associative; CLASSE 3 silvicoltura; estrazione minerali e produzione metalli; industria del tabacco; confezione di articoli di abbigliamento; industria del legno; fabbricazione della carta; fabbricazione in gomma e articoli in plastica; fabbricazione autoveicoli e rimorchi; apparecchiature elettriche; fabbricazione mobili; forniture elettriche; gas e vapore; assicurazioni e fondi pensione; ricerca scientifica e sviluppo; riparazione computer.
Sull’argomento, nella giornata di ieri, è anche intervenuto il Garante della Privacy che ha adottato un “documento di indirizzo” in cui vengono fornite una serie di informazioni generali per il trattamento dei dati personali nell’ambito della campagna vaccinale che dovrebbe presto svolgersi per le aziende di tutta Italia. Confermando quanto già precisato nelle FAQ pubblicate lo scorso 17 Febbraio (SAP, news del 20.02.2021), il Garante ribadisce che non è in nessun caso consentito al datore di lavoro raccogliere, direttamente dagli interessati, tramite il medico competente, altri professionisti sanitari o strutture sanitarie, informazioni in merito a tutti gli aspetti relativi alla vaccinazione, ivi compresa l’intenzione o meno dei singoli lavoratori di aderire alla campagna, alla avvenuta somministrazione del vaccino e ad altri dati relativi alle condizioni di salute del lavoratore; a tale divieto non è possibile derogare neppure con il consenso del singolo dipendente.
Di conseguenza, la raccolta delle adesioni dovrà essere eseguita dal solo medico competente (o da altro professionista sanitario appositamente individuato) e al datore di lavoro, cui spetta presentare il piano vaccinale aziendale all’ASL territorialmente competente, dovrà essere comunicato solamente il numero complessivo delle dosi necessarie per la realizzazione dell’iniziativa.
In proposito, viene anche specificato che se per raccogliere le adesioni alla campagna di vaccinazione vengono utilizzati strumenti del datore di lavoro occorre adottare misure idonee a garantire che i dati personali relativi alle adesioni e all’anamnesi dei dipendenti non entrino, neppure accidentalmente, nella disponibilità del personale preposto agli uffici, o analoghe funzioni aziendali, che svolgono compiti datoriali (es. risorse umane, uffici disciplinari) e in generale a uffici o altro personale che trattano i dati dei dipendenti per finalità di gestione del rapporto di lavoro.
Per quanto concerne la somministrazione del vaccino, il Garante raccomanda che la stessa avvenga in ambienti dotati di caratteristiche tali da evitare per quanto possibile di conoscere, da parte di colleghi o di terzi, l’identità dei dipendenti che hanno scelto di aderire alla campagna vaccinale e, per quanto possibile, dovrebbero anche essere adottate misure volte garantire la riservatezza e la dignità del lavoratore, anche nella fase immediatamente successiva alla vaccinazione, prevenendo l’ingiustificata circolazione di informazioni nel contesto lavorativo o comportamenti ispirati a mera curiosità.
Infine, con riferimento alla giustificazione dell’assenza dal lavoro, viene ancora precisato che ove dall’attestazione prodotta dal dipendente sia possibile risalire al tipo di prestazione sanitaria da questo ricevuta, il datore di lavoro, salva la conservazione del documento in base agli obblighi di legge, dovrà astenersi dall’utilizzare tali informazioni per altre finalità